ANC Segrate

Associazione Nazionale Carabinieri
sezione di Segrate (MI)
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domenica 31 luglio 2016

concorsi scandalosi


lo scandalo dei concorsi truccati per esercito, GdF, polizia e carabinieri


L’intercettazione al vaglio degli inquirenti è strabiliante. Dimostra che l’algoritmo messo a punto per rispondere esattamente ai quiz, fare un passo importante verso la vittoria del concorso, arruolarsi in “ferma volontaria quadriennale” nell’Esercito e nella Marina, e puntare dritti verso il posto fisso nelle forze armate o di polizia, veniva dettato a mo’ di lezione a intere classi di scuole private.
 (...)
La trascrizione integrale è nelle carte dell’inchiesta condotta dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Finanza di Napoli, agli ordini del colonnello Giovanni Salerno, e coordinata dal pm di Napoli Stefania Buda.


Una delle tante indagini sui concorsi truccati nelle forze armate che da mesi impegnano gli uffici inquirenti partenopei. A dicembre i pm Giancarlo Novelli e Valter Brunetti hanno chiesto e ottenuto l’arresto di tre finanzieri che promettevano l’ingresso nelle Fiamme Gialle in cambio di cospicue somme di denaro (...).

Sulle scrivanie dei pm c’è la fotocopia di un articolo de Il Mattino (quotidiano di Napoli) dell’8 giugno: parla del concorso per selezionare 559 allievi di polizia, segnala che ben 194 candidati hanno risposto esattamente a tutte le 80 domande, e la stragrande maggioranza di loro sono campani. Forse non è una coincidenza. 

Di questo “concorsone” parlano al telefono alcuni indagati, i toni sono preoccupati. Ce n’è abbastanza per parlare di una epidemia di investigazioni che scoperchiano un malcostume diffuso e una cultura deviata alla radice: aspiranti tutori della legge che vogliono diventarlo imbrogliando e commettendo un reato. Ossimori viventi. 
Aiutati in questo percorso truffaldino da militari, ufficiali e sottufficiali che hanno a disposizione determinate scuole di preparazione al concorso. Scuole che col tempo hanno conquistato la fama di essere “i canali giusti” per vincere i concorsi e ottenere il posto fisso. E dove si può impunemente “dettare” una lezione su come rispondere esattamente ai test senza studiare.

La Finanza sta lavorando su nove concorsi indetti dal luglio 2015 in poi. Due bandi di reclutamento di ferma volontaria di un anno nell’Esercito; il concorso per la ferma quadriennale relativo alla “lezione” in viva voce sull’algoritmo (uno dei più appetiti); il concorso di settembre 2.015 per 490 allievi marescialli del ruolo ispettori dell’Arma dei carabinieri; il concorso per 1050 allievi carabinieri in ferma quadriennale riservato ai volontari delle forze armate; un altro concorso per il reclutamento di carabinieri, 1.096 allievi in ferma quadriennale; il concorso per allievi agenti della Polizia Penitenziaria; il concorso per gli agenti della Polizia di Stato di cui scrive Il Mattino; un concorso per 605 allievi marescialli in Guardia di Finanza. Praticamente i concorsi per tutte le divise che dovrebbero difendere la legge dello Stato.

(...) Siamo davanti a un “sistema”: con ruoli e gerarchie, in grado di assicurare il “risultato”. Nelle telefonate intercettate si fa spesso riferimento “ad amici a Roma” dai quali “sarebbero arrivate notizie”. In altre conversazioni si fa riferimento all’algoritmo. Che funziona per passare i test (e dunque presupporrebbe agganci con chi scrive le domande e i software di valutazione). 

Ma l’algoritmo, da solo, non è garanzia di arruolamento. Lo sa bene N. F., intercettato con C. F., uno dei mediatori. N. F. ha “acquistato” per 6.000 euro la formula. Non ha ottenuto un punteggio sufficiente a conquistare la ferma perché le altre prove non sono andate benissimo. Infatti, come è chiaro nel corso della telefonata, N. F. non ha comprato “il pacchetto completo” da 50.000 euro, l’unico che assicura il percorso netto fino alla vittoria. Ora però ci sono debiti da onorare. L’intercettazione del 13 aprile scorso.
 
articolo completo di VIncenzo Iurillo su: il fattoquotidiano 


(ANSA) - ROMA, 31 LUGLIO - "Le caratteristiche strutturali del sistema di reclutamento" nella Pa italiana "non sembrano adeguatamente favorire l'ingresso dei candidati migliori e con il profilo più indicato". E quanto sostiene uno studio condotto da quattro economisti della Banca d'Italia. "Sull'efficacia" delle selezioni "inoltre, alcune distorsioni del sistema, legate alla cadenza irregolare dei concorsi e alla perdurante vigenza di lunghe graduatorie di idonei".
  Il concorso tipico è burocratizzato, affetto da "un elevato grado di 'rigidità' e formalizzazione", con "prove scritte e orali, prevalentemente volte a testare conoscenze teorico-nozionistiche", si legge sempre nel dossier.
"Nel periodo 2001-2015, Regioni ed Enti locali hanno bandito quasi 19.000 concorsi per assunzioni a tempo indeterminato, con una media di nemmeno 2 posizioni disponibili per concorso".



Altri esempi di concorsi truccati:




giovedì 28 luglio 2016

ladri in fuga travolgono 13enne

clicca per ingrandire

Giovedì 28 luglio 2016.  Oggi pomeriggio poco dopo le 15, veniva segnalata un'auto sospetta che si muoveva nel parcheggio del supermarket Eurospin, nei pressi di via San Rocco a Segrate.
Al sopraggiungere della pattuglia dei carabinieri di Segrate in servizio di prevenzione rapine e furti, i sospetti ladri si davano alla fuga a bordo di una Opel Astra risultata poi rubata.


Dopo una folle corsa tra le vie del centro abitato di Segrate, il guidatore - un ragazzo 16enne di origini bulgare - ha investito un un ragazzino 13enne che stava attraversando in bicicletta il parcheggio davanti alla palestra di Via 25 aprile.

Il criminale ha proseguito la sua corsa senza accennare a fermarsi per soccorrere il ferito. E' stato bloccato dalla Clio dei nostri carabinieri dopo circa 2 Km, nella zona industriale Marconi (vedi fotogramma sopra). I militari hanno arrestato il conducente, L.P.,
per guida in stato di ebbrezza, omissione di soccorso, tentato furto e resistenza.
A bordo dell'Opel c'erano anche due bambini e un adulto disabile.


Trasportato rapidamente con l'elicottero del 118 (atterrato nel Centroparco) all'ospedale San Raffaele, il ragazzino investito è ricoverato con un grave trauma tranico ma fortunatamente non è in pericolo di vita.


Nella fotografia sopra si può notare l'Opel Astra grigia bloccata da una delle due nuove Renault Clio della nostra stazione Carabinieri di Segrate. L'Alfa Romeo 159 del NORM di San Donato Milanese è sopraggiunta subito dopo.

Sotto: il 13enne ferito a terra nel parcheggio di via 25 aprile, in pieno centro a Segrate.


Rilievi da parte della P.L. di Segrate:






a Segrate centro 

 

lunedì 25 luglio 2016

Antonio Sirtori



Stamattina è deceduto Antonio Sirtori, classe 1929, un uomo che per tutta la sua vita adulta ha sempre rappresentato un solido punto di riferimento per il quartiere di Rovagnasco e per tutta Segrate.
Un lavoratore semplice, onesto e infaticabile. Un uomo che sapeva presidiare con saggezza il territorio, un compito sempre più importante e necessario che ANC Segrate si impegnerà a portare avanti.


Condoglianze al nostro presidente Luca, suo nipote e come il nonno attivamente impegnato per Segrate.

sabato 23 luglio 2016

Alfano e le stragi di Monaco e Utoya

Aly Sonboly

Due esempi di stragi che sono avvenute anche perché nessuno dei "buoni" era armato:

22 luglio 2016 - All’interno del centro commerciale Olympia-Einkaufszentrum di Monaco di Baviera, stasera verso le 18, Aly Sonboly, un 18enne tedesco-iraniano ha ucciso nove persone e ferito altre 35 con una pistola Glock 17 che sarebbe stata acquistata su un sito web per il commercio illegale e parallelo di armi. Il numero di matricola fa risalire l’arma a un lotto venduto in Slovacchia nel 2014. 

L’attentatore di Monaco era decisamente ispirato, se non ossessionato, nella sua azione da Anders Breivik. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, il suo computer era pieno di immagini dell’attentatore di Utoya e il suo "manifesto".
Venerdì era il giorno del quinto anniversario della strage di Utoya. Il killer ha usato a Monaco la stessa pistola utilizzata a Utoya da Breivik, una Glock 17 calibro 9x19 mm. Se la sarebbe procurata online su una “darknet”, senza dover fornire alcuna informazione sulla sua identità.


Tra la folla del centro commerciale di Monaco, nessuno altro era armato e nessuno ha potuto contrastarlo.

Cinque anni prima, in Norvegia, sull'isola di Utøya era in corso un campus organizzato dalla sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese. Un uomo vestito con una strana uniforme simile a quella della polizia (vedi immagine sotto) e provvisto di documenti falsi  giunse sull'isola e aprì il fuoco sui partecipanti al campus, uccidendone 69 e ferendone 110, di cui 55 in maniera grave.


Il responsabile degli attentati, Anders Behring Breivik, trentaduenne norvegese, fu arrestato in flagranza a Utøya.
Anders Breivik si è avviato verso Utøya, vestito da agente della polizia norvegese e fingendo di cercare bombe sull'isola. Arrivato sull'isola con un traghetto, Breivik dapprima ha ucciso con una pistola Glock i direttori del campo, quindi si è diretto verso i giovani raccolti in un punto di ristoro, ha estratto una carabina semi-automatica e ha incominciato a sparare sulla folla, arrivando a uccidere 69 giovani tra i 14 e i 20 anni. 

Tra i presenti nessuno era armato e nessuno ha potuto contrastarlo. Diversi tra i morti erano feriti che sono stati poi giustiziati con calma da Brievik, che agiva indisturbato.

Solo dopo un'ora e mezza, la DELTA (Unità Norvegese Anti-Terrorismo), una squadre di elite della polizia, ha fatto irruzione sull'isola e l'attentatore si è consegnato senza opporre resistenza.


Sopra: mappa dell'isola di Utoya e delle vittime della strage, i pallini rossi indicano i morti, quelli gialli i feriti.



E' giusto che i comuni cittadini siano sempre disarmati e quindi senza mezzi per opporsi a terroristi o squilibrati violenti?


E' giusto che molti carabinieri e poliziotti fuori servizio spesso portano con loro il tesserino identificativo ma lasciano in caserma la pistola d'ordinanza?

Il ministro dell' Interno, Angelino Alfano, ha chiesto ai membri delle forze dell'ordine di girare armati anche fuori servizio.

Per favorire una riflessione sul tema si consiglia la lettura del seguente articolo di Luca Marco Comellini :



il poliziotto e la pistola



Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha invitato gli appartenenti alle forze di polizia a portare con sé l’arma in dotazione anche fuori dal normale orario di servizio. Un invito che ha sollevato non poche polemiche e mentre da parte dei sindacati del personale della Polizia di Stato le prese di posizione sulla vicenda sembrano orientate a privilegiare le richieste di tipo economico, facendo emergere il più significativo “se il Ministro vuole di più deve dare molto di più”.
Colpisce immediatamente nel segno la riflessione postata dall'avvocato Giorgio Carta sulla sua pagina Facebook. Il professionista, ex ufficiale dei carabinieri e molto noto nell'ambiente delle uniformi per la sua attività di tutela legale (...)
In una intervista rilasciata a Tiscali, il legale ha chiarito gli aspetti giuridici della richiesta del ministro Alfano.


Avvocato quella del ministro è una richiesta in linea con le attuali regole contrattuali?
"L’invito del Ministro è in sé sicuramente conforme alle attuali disposizioni di legge: gli appartenenti alle forze dell’ordine dotati di arma individuale, infatti, possono portarla con sé anche quando sono liberi dal servizio. E’ considerata una facoltà, non un obbligo e, difatti, il Ministro si è espresso in termini di “invito”. In ogni caso, a prescindere dal porto o meno della pistola di ordinanza, tutti gli appartenenti alle Forze dell’ordine hanno l’obbligo di intervenire per impedire la commissione di reati o per reprimerli anche fuori dell’orario di lavoro.
In verità, al riguardo, la Cassazione ha talvolta operato un distinguo tra le forze dell’ordine a ordinamento militare (considerate in servizio 24 ore al giorno in virtù del cosiddetto servizio permanente effettivo) e quelle a ordinamento civile, in alcune sentenze ritenute in servizio soltanto durante l’orario di lavoro.
Sinceramente questa distinzione non mi trova concorde e ritengo che anche il poliziotto libero dal servizio abbia l’obbligo giuridico di intervenire per impedire la commissione di reati.
Qual è il problema? 
“Il problema è un altro ed è prevalentemente morale e strutturale, più che economico. L’opinione pubblica e la stampa italiane hanno da tempo immemorabile ghettizzato ed isolato poliziotti e militari. Abbiamo, infatti, lo stupefacente paradosso di avere forze dell’ordine tra le meno violente al mondo e che, ciononostante, vengono regolarmente accusate di esserlo. Non mi riferisco a singoli casi, ma alla tendenza generale.
I nostri poliziotti sono così costantemente accusati di essere violenti da essere stati ormai grandemente inibiti a difendersi ed a fare un uso legittimo delle armi e, addirittura, indotti ad accettare anche gravi oltraggi e violenze senza reagire.
Questo è davvero triste perché constato come, sempre più spesso, la paura della crocifissione pubblica (e dei processi penali e disciplinari conseguenti) induca i cittadini in uniforme a subire offese ed aggressioni inaccettabili che in altri paesi sarebbero immediatamente ed energicamente represse con il plauso della stampa e della società civile."


Quali potrebbero essere i rischi per operatori e cittadini?"
Premesso che, in Italia, i rischi corsi dalle forze dell’ordine non importano praticamente a nessuno, il problema è inevitabilmente destinato a influire sul grado di sicurezza della nostra società, ma questo aspetto non è mai adeguatamente considerato, specie dalla stampa forcaiola (di poliziotti). Un tutore dell’ordine demotivato e timoroso di finire sotto processo per atti che sarebbero assolutamente legittimi oltreché dovuti (come fermare fisicamente un delinquente) nuoce non solo a se stesso, ma alla collettività, che inevitabilmente è meno protetta. La fondamentale differenza tra i Paesi stranieri e l’Italia è che nei primi è pacificamente accettato, in caso di pericolo anche solo supposto o putativo, il rischio che a rimetterci la pelle sia il delinquente e finanche il mero "sospetto". In Italia, il principio è ribaltato e si considera più accettabile che, nel dubbio, ci rimetta la pelle il cittadino in uniforme. Del resto, quest'ultima eventualità trova poi un esiguo ed effimero spazio nei giornali, non fa scendere per strada le folle né mette a rischio la poltrona di alcuno." 
Quanti preferiscono voltarsi dall'altra parte e perché?
"Impossibile quantificarli, ma ci sono e, per fortuna, restano ancora una minoranza. Parimenti è impossibile quantificare i tanti che, nonostante tutto, non arretrano e continuano a combattere la delinquenza con coraggio e determinazione. (...) Il problema è che i primi sono destinati a crescere e, difatti, oggi sono molto meno critico di un tempo verso coloro che, se possono, cercano “di imboscarsi” in un ufficio per non avere problemi."
Un consiglio al ministro?
"Il primo consiglio da dare a tutta la politica è di dotare urgentemente le nostre forze dell’ordine delle armi non letali già a disposizione delle altre polizie del mondo.
Penso, innanzitutto, al taser ed agli spray urticanti. Senza questi strumenti, i nostri poliziotti sono ancora costretti ad affrontare a mani nude un delinquente armato di coltello o di una spranga e questo è assolutamente insensato e suicida. Peraltro, essendo l’opinione pubblica notoriamente più preoccupata dei danni fisici subiti dai malviventi piuttosto che dai poliziotti, le armi non letali preserverebbero entrambi e consentirebbero arresti indolori e del tutto non violenti.  
Quale potrebbe essere il ruolo dei media?
“Più che alla politica, però, voglio rivolgermi alla stampa ed alla cosiddetta società civile, esortandole a considerare che il corpo di un poliziotto è l’ultimo baluardo della loro sicurezza. Oltre il vituperato “muro umano” degli operai con le stellette, infatti, ci sono le loro case ed i loro cari. L’ostracismo generalizzato - che da sempre mi fa ritenere che questo non è un Paese per poliziotti -  prima o poi si ritorce contro i cittadini e davvero non mi capacito del perché non si faccia mai questa semplice considerazione se non ora che il terrorismo internazionale rende la cittadinanza più timorosa e, guarda caso, più esigente verso le forze di polizia, chiamate a rendersi disponibili anche fuori dal servizio”.
Lei, dunque, chiede anche una protezione giuridica?
Il problema, quindi, non è chiedere questo ulteriore sforzo (che generosamente i nostri concittadini in uniforme non esiterebbero a fornire), ma di proteggerli giuridicamente e materialmente affinché possano svolgere efficacemente e con maggiore serenità il loro delicato compito, possibilmente sentendosi amati dalla gente. Sempre che non sia chiedere troppo."
Ecco la riflessione dell’Avvocato Carta pubblicata su Facebook:
 “Premesso che, fintanto che sono stato carabiniere, ho sempre portato con me la pistola anche libero dal servizio, perfino al mare ed in palestra, l'invito generalizzato del ministro Alfano a fare altrettanto mi lascia stupefatto. Infatti, come si può pretendere da un poliziotto o un militare italiano di tenersi pronto (a sparare?) in ogni circostanza se, anche quando è in servizio, passa l'anima dei guai se solo torce un capello ad un delinquente che magari lo sta aggredendo?
Abbiamo lasciato devastare piazza di Spagna dagli hooligans sotto lo sguardo impotente della polizia schierata ed ora pretendiamo che le forze dell'ordine intervengano anche fuori servizio, magari quando sono con moglie e figli?  Da decenni, soprattutto per colpa della stampa e della cosiddetta società civile, abbiamo indotto le forze dell'ordine a ritenere preferibile e raccomandabile il voltarsi dall'altra parte e, ora che abbiamo paura, le vogliamo pronte ad attivarsi anche mentre fanno la spesa al supermercato? Soprattutto, quando si decideranno a dotarle in servizio degli strumenti necessari (in primis il Taser) per neutralizzare i violenti senza andare a loro volta all'ospedale (e poi a processo)?”.
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due Clio dal Comune di Segrate


Giuseppe Saracino e 2 ufficiali

23 luglio 2016. Il Comune di Segrate oggi ha donato tre autovetture Renault Clio ai Carabinieri.
Due resteranno a disposizione della nostra stazione, una è destinata al comando di compagnia di San Donato Milanese.
Gratitudine al sindaco e ai cittadini di Segrate è stata espressa dal ten. col. Michele Cucuglielli, comandante del Gruppo carabinieri di Milano, dal magg. Mario Colicchio, comandante della Compagnia di San Donato e dal nostro lgt Luigi Ricciardi, comandante della stazione di Segrate. 

Il sindaco Paolo Micheli ha dichiarato che "l’amministrazione comunale è sempre molto attenta alle esigenze dell'Arma dei Carabinieri e più in generale di tutte le forze dell’ordine che operano in città, collaborando insieme per offrire un servizio sempre più efficace alla cittadinanza”. (probabilmente si riferiva anche alla guardie zoofile)




Si tratta di autovetture Renault Clio della quarta serie, con motore a benzina da 75 cavalli.  L'allestimento personalizzato comprende la sirena ed accensione autonoma e un faro di profondità, esteticamente uguale ai due fari blu a led e della stessa forma. I comandi di accensione, rotazione ed elevazione sono azionabili anche con radiocomando o telecomando. Sono due i supporti completi di blocco meccanico a chiave per arma lunga.

Questo modello di Clio ha ricevuto apprezzamenti per la tenuta di strada grazie al suo assetto sportivo, poco entusiasmanti invece la coppia del motore a 16 valvole: 1149 cc per 11 quintali di peso a vuoto - sono un po' pochi.  La coppia massima erogata, infatti, è di soli 107 Nm (le vecchie Fiat Grande Punto sviluppavano invece 190 Nm).
Criticabile anche la visibilità posteriore, con un lunotto ridotto e montanti massicci.
I carabinieri che han fatto corsi di guida veloce, infine, non gradiscono molto le interferenze degli automatismi elettronici, a volte invasivi: ABS, ASR, ESP. 


Le Renault Clio sono state adottate anche dalla Polizia di Stato, ma solo nella versione 1,5 diesel.
I carabinieri, invece, sono probabilmente stanchi dei continui problemi causati dai motori diesel con FAP (filtro antiparticolato) .


http://calzolaiosegrate.blogspot.it/

lunedì 18 luglio 2016

un generale molto operativo

Gaetano Maruccia


18 luglio 2016.  Il comandante generale Tullio dal Sette ha nominato il nuovo Capo di Stato Maggiore dell' Arma dei Carabinieri (il terzo gradino nella gerarchia dell'Arma). Si tratta del generale di divisione Gaetano Maruccia.
Dal luglio del 2015 è stato sottocapo di stato maggiore. Prende il posto del generale Ilio Ciceri, che assume il comando dell’Interregionale Podgora.

In un periodo di tensioni crescenti non possiamo che apprezzare la scelta di un uomo che ha passato quasi tutta la sua carriera in reparti e uffici operativi. 

In tutte le città dove è stato assegnato, Maruccia si è sempre distinto per la sua serietà, per la sua attenzione su ogni problema sociale del suo territorio e su ogni devianza criminale.

Il Generale Gaetano Angelo Antonio Maruccia, originario di Manduria (TA) è nato a Taranto il 5 febbraio 1957, è coniugato con la signora Angela. Hanno due figli e risiedono a Montecatini in provincia di Pistoia.


Molti impieghi operativi


Con il grado di tenente, è stato in Sardegna, prima comandante di plotone presso la Scuola Carabinieri di Iglesias, poi comandante della Tenenza di Villacidro (CA) negli anni 1981-1984.
Successivamente ha continuato l' esperienza territoriale, nel grado di capitano, quale comandante delle compagnie di Montecatini Terme (PT) 1984-1989 e Ostia 1989-1991.
Risiede tutt'ora a Montecatini.

Conseguito il grado di maggiore, ha ricoperto diversi incarichi nell' ambito
dell' Ufficio Operazioni del Comando Generale dell' Arma (1991-1995), fino alla promozione a tenente colonnello, quando è stato destinato al Comando Provinciale di Pisa (1995-1999).
Rientrato al Comando Generale, ha ricoperto l' incarico di Capo Sala Operativa e, successivamente alla promozione a colonnello, gli è stato affidato l' incarico di Capo Ufficio Piani e Polizia Militare e, in seguito, di Capo Ufficio Operazioni (1999-2003).
Impiegato nuovamente nell' Arma territoriale, ha retto i comandi provinciali di Catania (2003-2005) e Napoli (2005-2009).
Dopo i quattro anni trascorsi a Napoli, Gaetano Maruccia viene promosso generale in anticipo per meriti straordinari. Si è infatti distinto per la lotta alle decine di clan della provincia con 4 mila arresti nel 2008, la scoperta di covi di narcos in Spagna, tre notti in bianco e cattura dei rapinatori che uccisero il tenente Marco Pittoni.


Marco Pittoni
Dal 2009, nel grado di generale di brigata, è capo del II Reparto "Impiego delle Forze" del Comando Generale dell' Arma per assumere poi nel luglio 2012 il comando della Legione Carabinieri "Lazio".

Gli studi


Arruolatosi nel 1977, è stato frequentatore del 159esimo corso dell' Accademia Militare di Modena e successivamente del corso di applicazione alla Scuola Ufficiali dei Carabinieri.
Si è laureato in Scienze Politiche presso l' Università di Siena, in Scienze della Sicurezza Interna ed Esterna presso l' Università di Roma Tor Vergata, in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l' Università di Trieste, in Scienze della Pubblica Amministrazione presso l' Università di Catania. 


Ha frequentato il Corso Superiore di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra
di Civitavecchia.
 


giovedì 14 luglio 2016

sempre in servizio, sempre in guardia



Non è tempo di vacanze estive. Occorre rimanere sempre in guardia, per cercare di prevenire ogni genere di crimine, per contrastarlo e per soccorrere i feriti, con professionalità e sangue freddo. Sta salendo la tensione in tutti i continenti, non solo in Costa Azzurra.
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Nizza, 14 luglio 2016. Verso le 23 un autocarro bianco Renault da 19 tonnellate, che viaggiava procedendo a zig-zag, ha investito la folla assiepata sul lungomare per i fuochi d’artificio della festa francese del 14 luglio.


A vigilare sulla sicurezza di diverse migliaia di cittadini e turisti erano presenti solo 45 agenti della polizia municipale, solo con armi corte.

Il camion si è fermato solo dopo una corsa incontrastata di 2 Km su un viale riservato ai pedoni; si dice abbia provocato oltre 80 morti e molte decine di feriti. L’autista, probabilmente un certo Mohamed Lahouaiej Bouhlel, un 31enne tunisino residente in Francia, con piccoli precedenti penali e con un profilo caratteriale totalmente diverso da quello del tipico kamikaze, pare sia stato finalmente ucciso da agenti di polizia.

Lo scorso 23 giugno, Patrick Calvar, il capo del DGSI (il servizio francese per la sicurezza interna, equivalente della nostra AISI),  aveva lanciato un pesante avvertimento sul rischio di "guerra civile" in Francia in caso di nuovi attentati di matrice islamica.
Teniamo presente che i musulmani in Francia sono ben 6,1 milioni, quasi il 10% della popolazione totale
Ancora più impressionante questo dato: in Francia su una popolazione carceraria di 67.500 reclusi, i prigionieri di etnia islamica sono ben 47.250
Quindi i mussulmani rappresentano il 70% dei carcerati.

A titolo di confronto, nel 2015 in Italia gli stranieri extra-comunitari rappresentavano il 5,8% del totale della popolazione e il 33% della popolazione carceraria.
 


Ci stiamo forse avvicinando alla proclamazione delle legge marziale in Francia e negli USA (vedi la strage di 5 poliziotti a Dallas) ?     Purtroppo è presumibile che negli Stati Uniti ci saranno diverse altre sparatorie contro poliziotti bianchi.

Di fatto
il premier francese Hollande da subito ha inasprito e prolungato per altri tre mesi lo stato di emergenza. Non dimentichiamo però che, secondo la legge francese, lo stato di emergenza non dovrebbe durare più di 12 giorni !


Vedi anche: una famiglia tranquilla
  


Tensione in crescita anche in ambito NATO

Pochi giorni prima della strage di Nizza stavano avvenendo negoziati segreti per una soluzione del conflitto in Siria (ex protettorato francese dal 1920 al 1946).
Binali Yildirim, primo ministro della Turchia, in un proclama televisivo alla popolazione, ha dichiarato la volontà del governo di normalizzare le relazioni con la Siria; subito dopo è stato però smentito dal vicepresidente del partito AKP di Erdogan, Aktay Yasin, il quale ribadisce che "la posizione turca non cambierà se Bachar al-Assad rimane al potere".

Si sono attivate 
relazioni febbrili e intrecciate:  a Berlino è andato segretamente il generale Ali Mameluk, coordinatore dei servizi segreti siriani; a Roma è arrivato il generale Mohammed Dib Zaitun, capo della sicurezza siriana; il generale Alberto Manenti, capo dei nostri servizi per l'estero (AISE) è volato a Damasco su un aereo speciale, ufficiosamente per collaborare con i servizi siriani nella lotta contro il terrorismo islamico.
Infine, diversi generali turchi, vicini al Pentagono, sono sempre più critici verso il presidente
Recep Tayyip Erdoğan ... che potrebbe quindi diventare il bersaglio di un colpo di stato.

     M. R.



gen. Alberto Manenti


domenica 3 luglio 2016

ronde non autorizzate e rivolte


La rivolta dei cinesi. Solo l'inizio?


  scritto dal gen. Raffaele Vacca

(Ansa) Prato, 1 Luglio 2016 - Il responsabile dell' associazione cinese "La Città del Cervo Bianco" di Prato avrebbe attuato "indebite attività di vigilanza" in favore di connazionali, presidiando il territorio e "organizzando ronde o spedizioni" nei confronti di cittadini nordafricani, "anche estranei a fatti delittuosi". Lo riferisce la Polizia dando notizia di indagini in corso a Prato per aggressioni a cittadini extracomunitari, prevalentemente di origine magrebina.

L'altro ieri, i Carabinieri hanno arrestato due cinesi accusati di resistenza a pubblico ufficiale durante i tafferugli a Sesto Fiorentino. Proseguono intanto gli accertamenti anche da parte della Digos per ricostruire la dinamica dei disordini e le eventuali responsabilità dei singoli manifestanti (alcune centinaia).
La situazione a Sesto Fiorentino è tornata alla normalità dopo le due della notte scorsa.
 

I cinesi che hanno dato vita ad una rivolta a cui sono seguiti tafferugli sono stati dispersi dalla Polizia e altri si sono allontanati da soli nelle vie limitrofe a piazza Marconi. Dopo l’ultima carica sono rimasti contusi in modo lieve due Agenti di Polizia e un Carabiniere. 
La protesta era cominciata verso le 18 di mercoledì sera con i primi tafferugli tra Agenti e alcune decine di cinesi e ha poi assunto toni concitati con il passare delle ore….

(...) Le imprese cinesi erano così riuscite, anche grazie all’attività  di compiacenti professionisti sia italiani che cinesi, a costituire, Prato in testa, veri e propri distretti produttivi in grado di influenzare la lecita concorrenza nel libero mercato. Il giro d’affari della cd. “industria del falso” era stimato fra il 2 ed il 7 % dell’intero commercio mondiale.
Quello che urgentemente occorre, indipendentemente da costosissimi e inutili studi sociologici e blaterazioni di politici incompetenti, è, lo ripetiamo sino alla noia, un pressante controllo del territorio, una presenza costante delle "divise di quartiere", ben supportate da "Volanti"  della Polizia e da "Gazzelle"dell'Arma, in buon numero, implementate da Militari delle FFAA, quale unico e vero fattore di deterrenza contro il crimine, per un  rapido intervento all'emergenza, previo  monitoraggio dei fenomeni per cogliere segnali importanti di disagio sociale sfociabili in gravi rivolte.
Una volta che le periferie esploderanno, com'è possibile, non basteranno certamente i Reparti Celere della Polizia né i Battaglioni dei Carabinieri in tenuta antisommossa a risolvere i problemi dell'integrazione e del controllo di legalità, e questo in virtù del motto latino che recita che  "è meglio prevenire, che reprimere" … 


Si segnala che sull'argomento cinesi in Italia, il 17 Agosto 2013, su questa testata "attualita.it", abbiamo pubblicato altro articolo dal titolo: "La mafia cinese crea allarme da non sottovalutare".


       Raffaele Vacca, gen. b.
   
articolo completo su: attualita.it


vedi anche: quartieri dove lo stato non esiste