ANC Segrate

Associazione Nazionale Carabinieri
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lunedì 5 febbraio 2018

coltelli da sushi


Nel fotogramma sopra: i due rapinatori sono di spalle, con giubbotti neri. Uno punta la pistola al gestore, senza riuscire a intimorirlo.

Segrate, 5 febbraio 2018.
Stanotte alle 23:44 rapina al Sushi Fuel (Fuel Café) di Via Cassanese 177: due ristoratori trentenni cinesi feriti da colpi di pistola, arrestati i due malviventi, feriti da coltellate.



Il bar Fuel Café, che si trova accanto alla stazione di servizio IP tra il Villaggio Ambrosiano e Rovagnasco, poco prima dell'orario di chiusura è stato al centro di una movimentata rapina, interamente ripresa dalle telecamere del locale.

Sul posto sono accorsi subito i Carabinieri della vicinissima stazione di Segrate e i militari del NORM di San Donato Milanese. Poche ore erano sul posto anche i tecnici del RIS di Parma, che hanno prelevato tre bossoli di pistola.



I due rapinatori, pregiudicati italiani di 38 e 39 anni, entrambi residenti in zona, erano riusciti a fuggire con il registratore di cassa del bar, contenente circa 3mila euro in contanti. Avevano il volto parzialmente nascosto da parrucche ed erano armati di un revolver con canna da 2 pollici e di una pistola modificata artigianalmente. 


le armi sequestrate

Il ristoratore 33enne di origine cinese, che si era battuto con coraggio brandendo con la mano sinistra un coltello da sushi, è stato colpito da tre proiettili, al torace, al sedere e di striscio al volto. Un'ambulanza l'ha subito portato al vicino ospedale San Raffale; non è in pericolo di vita.



La caccia ai due rapinatori feriti dura poche ore. Attorno alle 3 di notte il 38enne viene notato accasciato a terra in Via Amendola a Rovagnasco (vedi mappa sotto), un ambulanza lo trasporta alla Clinica Città Studi dove i Carabinieri lo arrestano.



In mattinata il complice viene individuato in Via Olgettina (presso l'AMSA dove lavora come netturbino) e trasportato al vicinissimo San Raffaele, con una ferita da taglio alla schiena che è penetrata in profondità nel polmone.




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Secondo i dati della Prefettura di Milano, nel 2017 nel territorio di Segrate sono state commesse 14 rapine.

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4 commenti:

  1. Secondo il sindaco di Segrate i reati sono in calo.

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  2. 3000 euro in contanti come ricavi solo della vendita di caffè ??
    Forse i due cinesi si sono battuti come leoni perché temevano di più la Triade piuttosto che i due rapinatori locali.

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  3. 16 ottobre 2018
    Giovanni Amato, è stato arrestato dai carabinieri in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Monza perché avrebbe ucciso con un colpo di pistola alla schiena un 43enne transessuale peruviano, il 4 febbraio a Cinisello Balsamo, nel Milanese. L'uomo è accusato di omicidio volontario aggravato. L'arma usata dal killer è una piccola "penna-pistola".
    L'arrestato, Giovanni Amato, è un netturbino di 43 anni: il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri di Sesto San Giovanni (Milano).
    L'uomo è anche uno degli autori della rapina e del ferimento a colpi di arma da fuoco di un 35enne cinese, proprietario di un bar a Segrate (Milano), messa a segno con un complice il giorno successivo il delitto.
    Il movente è ancora in via di accertamento, ma non è escluso abbia agito anche in quel caso a scopo di rapina.

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  4. 31 gennaio 2019 : GLI ATTI TORNANO AL PM
    Ora arriva la sentenza del gup Alessandra Cecchelli, che condanna in abbreviato uno dei due italiani per tentato omicidio a 6 anni e 8 mesi - contro i nove chiesti dal pm - e il complice a 4 anni e 8 mesi (dai 7 della inchiesta) per lesioni. I due cinesi sono risarciti con provvisionali di 5.000 e 2.000 euro, ma il giudice decide anche di trasmettere gli atti al pubblico ministero perché valuti l’ipotesi di contestare ai cuochi aggrediti il reato di lesioni causate ai rapinatori. Per il gup, in sostanza, non pare cristallina la legittima difesa dei cinesi che con i coltelli si sono opposti all’aggressione dei pregiudicati armati di revolver e penna-pistola, un’arma rudimentale che consente un unico sparo. Ora il fascicolo è di nuovo sulla scrivania del pm Giovanni Polizzi, che nel corso dell’inchiesta non ha iscritto i cuochi al registro degli indagati ritenendo la loro reazione congrua alla minaccia.

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